Indagine CNA, la metà delle piccole imprese pagata in ritardo

Farsi pagare dai propri clienti nei tempi dovuti? Una sorta di chimera per una piccola impresa su due. Quasi un sogno per i “piccoli” del Mezzogiorno che ricevono i dovuti pagamenti in tempo solo in un caso su cinque. È quanto emerge da una indagine condotta dall’Area Studi e Ricerche CNA su “Le piccole imprese di fronte al problema dei ritardi di pagamento” pubblicata sul quotidiano Il Foglio. Indagine che evidenzia una prassi diffusa e consolidata in grado di creare gravi difficoltà in termini di riduzione della liquidità, sofferenze e rischi per le aziende che non riescono a gestire serenamente i loro flussi di cassa, consistente diminuzione del valore reale dei crediti riscossi in ritardo a causa del ritorno dell’inflazione. Una situazione che in tempi di tassi crescenti (e di costo del denaro impennatosi), come gli attuali, può condurre perfino alla chiusura aziende alle prese con difficoltà finanziarie, dovute principalmente o esclusivamente ai mancati pagamenti. Eppure, i termini dei pagamenti commerciali sono regolati per legge in Italia fin dal 2012 e sono stabiliti in trenta giorni, oltre i quali scatterebbero gli interessi di mora, salvo patti contrari.

Lo studio targato CNA attesta che il fenomeno dei ritardi dei pagamenti è endemico al sistema economico italiano. A livello nazionale il 55,1% del totale delle imprese coinvolte nella indagine dichiara di essere pagato in ritardo spesso, molto spesso o addirittura nella maggior parte dei casi da altre imprese. Questa percentuale scende al 44,6% nei rapporti con la Pubblica amministrazione. Al Sud la quota dei ritardi sale in maniera consistente tanto da affliggere addirittura l’80% delle piccole imprese.

I ritardi negli incassi degli importi attesi sono tutt’altro che indolori per le imprese. Il 94,3% delle imprese che non vengono pagate nei tempi dovuti dichiara di subire conseguenze dai ritardi.  Il 21,9% ricorre al credito bancario per sopperire. Il 16,9% riduce la propria crescita. Il 16,1% rallenta gli investimenti. Il 13,4% soffre una contrazione generalizzata della sua produttività. Il 10,7% distrae risorse dall’attività produttiva da convogliare verso le operazioni di recupero dei crediti. E per l’8,4% delle imprese i ritardi costituiscono una minaccia alla sopravvivenza dell’impresa.

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